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VICENZA - UNA NUOVA DIMENSIONE URBANA
 
di Cino Zucchi
 
 
PER UNA LETTURA SIMBOLICA DELLA CITTÀ
di Dario Vivian
SULLE CITTÀ
di Joao Nunes
SUL WORKSHOP
di Flavio Albanese
 
biografie
Flavio Albanese
Luis Mansilla
Joao Nunes
Werner Tscholl
Cino Zucchi
 
 

 

 
 
 
Il territorio europeo, con la sua storia lunga e complessa, è oggi sottoposto a una serie di cambiamenti a tutte le scale; esso muta ogni giorno nella sua forma fisica, ma più di questa mutano le maniere di come le persone si muovono attraverso i luoghi, come li usano, come attribuiscono loro nuovi significati. Per agire progettualmente in questi nuovi scenari dobbiamo attivare due diverse e complementari attitudini: la prima è una visione “lontana”, che sappia comprendere e risolvere i problemi quotidiani sullo sfondo delle mutazioni strutturali che agiscono sull’uso sociale dello spazio; la seconda è piuttosto una visione “affettiva” dello spazio, attenta alla sua storia particolare, ai suoi caratteri specifici, ai suoi problemi peculiari. In questo modo, chiari obiettivi generali riescono ad articolarsi in comportamenti pragmatici, capaci di cambiare nel tempo senza indebolire i principi che li hanno generati. La traduzione dei dati fisici e dell’aspettativa sociale in un progetto urbanistico non può che avvenire secondo la sensibilità di una cultura urbana, che sappia produrre una forma significativa in rapporto ai modi in cui oggi abitiamo il territorio. La storia ci insegna che la forma della città deve poter sopravvivere al cambio di uso. Nel passato, questo processo era lento, con poche “catastrofi” date dalle guerre e dai disastri naturali. La contemporaneità ha introdotto nella nostra vita un livello più alto di incertezza e un ritmo più veloce di obsolescenza tecnica dei manufatti, ma ciò non ci rende meno responsabili degli esiti dei nostri atti progettuali sulla “lunga durata”.
Uno strumento urbanistico contemporaneo, più che un mero strumento di controllo e limitazione delle localizzazioni funzionali, dovrebbe così essere in grado di generare interazioni significative tra la permanenza della morfologia dello spazio collettivo e la possibile variazione nel tempo degli usi e delle funzioni. Esso dovrebbe produrre quella sensazione di “seconda natura” che proviamo di fronte alla città storica, e che ne determina la qualità ambientale. I nuovi ambienti in cui vivremo saranno quindi quindi, in diversi punti e in diverse maniere, città, paesaggio, infrastruttura, luogo pubblico.
Le tecniche di disegno urbano e territoriale dovranno fissare alcune invarianti morfologiche che sappiano sopravvivere al programma che le ha generate. La proiezione nel tempo di uno scenario chiaro permette, piuttosto che una semplice attuazione “per fasi”, l’esistenza di futuri multipli alla “Sliding Doors”, dove eventi o bisogni oggi non prevedibili possono generare interpretazioni del tema anche fortemente differenziate.
Il laboratorio PreVisoni-Vicenza città dell’architettura ha cercato di “collaudare” i luoghi eletti della trasformazione – alcuni spazi del Centro Storico, le aree dismesse immediatamente a ovest della città antica e la zona industriale ovest – attraverso proposte progettuali che ne facessero emergere i vincoli e le potenzialità.
In queste proposte, l’intimità degli spazi del nucleo antico di Vicenza viene confrontato con la nuova dimensione delle infrastrutture e del paesaggio, in uno sguardo “dall’esterno” che vede il centro come parte di un sistema territoriale più vasto. La sensibilità verso le varie scale ha generato strategie articolate, capaci di governare i vari “materiali” che compongono la nuova città facendoli dialogare tra loro. Le modalità tradizionali dell’Urban Design non sono sempre in grado di controllare gli elementi che costituiscono la nuova città, sottoposta a una diversità di procedure tecniche e di scale percettive. Il progetto della nuova Vicenza deve quindi porre particolare attenzione sull’interfaccia tra parti generate da logiche diverse, ragionando sulla natura degli spazi pubblici contemporanei come grande elemento connettivo capace di regolare il rapporto tra l’identità urbana e la pluralità dei nuovi bisogni.
 
 
 
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